La comunicazione e le fake news

06/02/2020 Autore: Federica Maria Rita Livelli

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La libertà di divulgazione data dai social ha aumentato la possibilità di informarsi, ma allo stesso tempo si è rivelata uno strumento per chi vuole screditare e orientare opinioni con informazioni non provate. È un tema sociale ma che ha risvolti importanti anche per le imprese

La tavola rotonda su “La comunicazione corporate nell’era delle Fake News”, all’interno del programma del convegno annuale di ANRA, è stata un’occasione per analizzare la problematica dilagante delle fake news e quanto una mancata gestione e un’inefficace comunicazione di contrasto possono generare gravi impatti reputazionali e finanziari alle imprese.
Secondo Andrea Barchiesi, fondatore e CEO di Reputation Manager, la comunicazione corporate deve partire da una chiara comprensione della reputazione di un brand, rendendo necessario conoscerne le attuali e future vulnerabilità, pur essendo consapevoli della complessa gestione dei big data e delle tecnologie. Attraverso l’ingegneria reputazionale, come afferma Andrea Barchiesi, è possibile progettare, gestire, proteggere e ottimizzare l’identità digitale e la reputazione on-line di un soggetto, ricordandoci che l’ecosistema digitale è un universo in cui ogni singolo contenuto permane per tempo indefinito, indipendentemente dalla sua data di pubblicazione. Ne consegue che i contenuti lesivi pubblicati in rete necessitano regolamentazioni ad hoc e la predisposizione di strumenti di tipo legale per richiederne la rimozione (i.e. richieste di Diritto dell’Oblio attraverso la de-indicizzazione, la rimozione o l’anonimizzazione da parte dei motori di ricerca).

VERIFICARE I FATTI

Come ha affermato Claudio Michelizza, admin & fondatore di Bufale.net (il più noto servizio in Italia contro le fake news e scuola di debunking), innumerevoli fake news si annidano nei meandri della rete, “bombe dormienti” che detonano ciclicamente, nonostante le campagne di comunicazione di smentite da parte delle aziende e degli organi istituzionali preposti.
Oggi dilaga il “verosimile”, quello che può confondere, pertanto è necessario avere una capacità di “ragion critica” consolidata dal momento che la notizia che sembra vera, se attentamente analizzata e verificata, potrebbe rivelarsi in realtà falsa. È necessario svolgere un’attività di fact-checking contro la disinformazione, le bufale e l’allarmismo dilagante sui social media attraverso una raccolta di segnalazioni e successiva verifica. Come racconta Claudio Michelizza, Bufale.net quotidianamente riprende le segnalazioni arrivate che vengono affidate ad uno staff di debunker per svolgere le debite indagini, che possono durare pochi minuti o necessitare di molto tempo. Il sito poi ripropone le segnalazioni nella giusta chiave di lettura che si basa su fonti ufficiali.

UNA QUESTIONE DI CREDIBILITÀ

Recenti ricerche hanno inoltre evidenziato che, per l’87% degli italiani, i social network non offrono più opportunità di apprendere notizie credibili e l’82% degli utenti non è in grado di riconoscere una notizia bufala sul web. Ne deriva, come più volte sottolineato dai relatori della tavola rotonda, quanto sia necessaria una alfabetizzazione digitale attraverso la quale imparare a utilizzare i social media e, contestualmente, imparare a difendersi dall’inevitabile mole di notizie false che essi veicolano. Le fake news sono in grado di far muovere le masse e generare disinformazione e propaganda computazionale; pertanto è necessario saper distinguere il falso dal vero se si vuole avere una propria identità, come persone e come collettività e salvaguardare la libertà e la democrazia.

Nella comunicazione corporate on-line, secondo quanto evidenziato da Fabrizio Bernasconi, CEO di RBA Design, è fondamentale stabilire chiaramente i valori chiave del brand, in quanto con l’impiego dei social media si corre il rischio di perderne il controllo. La marca ha un forte legame emozionale con i consumatori che va ben oltre i benefici di un prodotto e, per garantire tale legame, è imprescindibile una comunicazione corporate efficace, soprattutto quando si tratta di contrastare fake news che possono comprometterne irreversibilmente la reputazione e la relazione con il consumatore. Luciano Majelli, Senior Manager di Barabino & Partners, ha aggiunto che, nell’attuale era digitale, ogni organizzazione deve essere in grado di creare e gestire un “solido” flusso di comunicazione verso i vari stakeholder, stabilire come e quando intervenire nel dibattito sui social media, quando attuare rettifiche e smentite per salvaguardare la digital reputation, quali strumenti di monitoraggio e di gestione del dialogo in rete impiegare, contrastando e mitigando in questo modo il rischio di una “brand anarchy”.

UN TEMA DA NORMARE

Ruben Razzante, docente di Diritto dell’Informazione all’Università Cattolica di Milano, ha evidenziato come una strategia di lotta alle fake news, per essere efficace, non può che essere a livello europeo e non di singolo paese. Ne è testimonianza il fatto che l’Unione Europea ha varato lo scorso anno un codice di autoregolamentazione in materia, che è stato sottoscritto dai principali colossi del web, i quali si impegnano a combattere il fenomeno rimuovendo, autonomamente o su segnalazione degli utenti, contenuti fake. Nella legislatura europea appena iniziata il tema tornerà tra le priorità da affrontare. Oltre ai rimedi giuridici, vanno potenziati quelli tecnologici, vale a dire gli algoritmi in grado di stoppare alla radice la diffusione di notizie palesemente false.

La problematica delle fake news è tale che proprio il 3 ottobre scorso è stato creato un protocollo di intesa tra l’Università di Padova e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) per avviare un rapporto collaborativo di lotta e, contestualmente, dare avvio a un percorso formativo multidisciplinare che fornisca a tutti, ma soprattutto a chi fa informazione, gli strumenti necessari a contrastare le fake news e la disinformazione, a testimonianza anche della necessità di un’alfabetizzazione digitale.
La tavola rotonda sulle fake news, grazie ai preziosi interventi che l’hanno animata, resta un punto di riferimento sullo stato dell’arte di quella sorta di nuova scienza che è la consapevolezza dei rischi della comunicazione, contribuendo a farci riflettere su quanto le nostre capacità critiche dovranno essere sempre più raffinate. Solo la profonda – e diffusa – conoscenza del funzionamento del web e dei social, sia in termini di uso corretto sia in termini di lati oscuri e insidie che essi comportano, potrà garantire il controllo di fonti e le opportune reazioni.