Un alert per l’occupazione
09/09/2020 Autore: Maria Moro
Istat e Unioncamere confermano le difficoltà derivate dalla crisi economica post-Covid: fino a fine 2021 pubblico e privato si limiteranno a colmare il turn-over.
L’effetto sull’occupazione della crisi economica determinata dalle misure di contenimento della pandemia si fa sentire già oggi, ma si protrarrà fino a tutto il 2021 in maniera trasversale ai diversi settori produttivi. Alla pubblicazione da parte di Unioncamere dell’aggiornamento del modello di previsione dei fabbisogni occupazionali (sviluppato nell’ambito del Sistema informativo Excelsior), si è aggiunta la rilevazione di Istat relativa all’occupazione nel nostro paese per il mese di luglio. La previsione di Unioncamere da qui a fine 2021 stima un mercato del lavoro caratterizzato prevalentemente dalla sostituzione di personale in uscita per pensionamento o altre cause, con un contributo minimo dato dalla crescita di nuove assunzioni.
Secondo l’analisi di Istat, dopo quattro mesi di flessioni consecutive l’occupazione a luglio torna ad avere un segno positivo (+0,4% pari a +85mila unità), e la ripartenza delle attività economiche segna in parallelo un calo del numero degli inattivi e l’aumento delle persone in cerca di lavoro. I dati in positivo riguardano l’occupazione femminile (+0,8%, 80mila in numero assoluto) e i lavoratori dipendenti (+0,8% pari a +145mila unità), dati che toccano tutte le fasce d’età ad eccezione dei 25-34enni: nel complesso il tasso di occupazione cresce dello 0,2% e si porta a 57,8%.
Nonostante il dato positivo di luglio, il confronto tra il trimestre maggio-luglio 2020 e quello febbraio-aprile 2020 mette in evidenza un livello di occupazione inferiore di ben 1,2 punti percentuali, pari a -286mila unità. Sempre tenendo come base il trimestre maggio-luglio, crescono del 10,4% le persone in cerca di occupazione, pari a +218mila unità (solo nel mese di luglio +5,8% pari a +134mila unità), e molto meno gli inattivi di tutte le classi di età (+0,3% pari a +39mila unità).
Il precipitare delle condizioni a partire da marzo rende rilevante la contrazione dell’occupazione rispetto al mese di luglio 2019: -2,4%, pari a -556mila unità, che riguarda uomini e donne di qualsiasi età (eccetto la fascia over50, ma solo in ragione della componente anagrafica), così come i lavoratori sia dipendenti (-317mila) sia autonomi (-239mila); nell’anno il tasso di occupazione è sceso di 1,3 punti.
Prospettive negative per il biennio
L’analisi pubblicata da Unioncamere relativa ai fabbisogni occupazionali nel quinquennio 2020-2024 ha tenuto conto dell’anomalia economica di quest’anno 2020 fornendo un doppio prospetto basato su due diversi scenari (gli stessi inclusi nel DEF 2020): uno scenario A “base” di espansione (Pil 2020 a -8% e recupero del 4,7% nel 2021), e uno B “avverso” (Pil a -10,6% nel 2020 e recupero a +2,3%).
Non solo, le prospettive dell’occupazione sono offerte anche in maniera suddivisa tra il biennio 2020-21 e il triennio 2022-24, periodo quest’ultimo in cui si ritiene conclusa la curva della crisi. Tra il 2020 e il 2021 i settori privati e la pubblica amministrazione potrebbero esprimere un fabbisogno occupazionale variabile, a seconda dello scenario, tra le 272mila e le 799mila unità. In particolare, sarebbe la componente determinata dalla necessità di sostituzione di addetti in uscita per pensionamento o altre cause, stimata superiore al 1 milione di unità, a riportare in territorio positivo il fabbisogno, visto che nei due anni considerati è attesa una riduzione dello stock di occupati – a seconda dei due scenari considerati - compresa tra le 277mila e le 805mila unità rispetto al 2019 (rispettivamente -1,2% e -3,4%).
Mentre il settore pubblico sarà in sostanziale equilibrio, i settori produttivi privati che risentiranno maggiormente della crisi occupazionale saranno “commercio e turismo” (-172mila/-40mila unità), “legno e arredo” (-55mila/-9mila unità), “moda” (-55mila/1mila unità), “Finanza e consulenza” (-40mila/43mila unità), “altre filiere industriali” (-33mila/8mila unità), ”meccatronica e robotica” (-10.400/19mila unità) e “costruzioni e infrastrutture” (-4mila/43mila unità).
A partire dal 2022 la curva dovrebbe invertirsi e la ripresa consolidata riaprirebbe il mercato del lavoro. Nel complesso del triennio 2022-24, Unioncamere stima una crescita dello stock nazionale di occupati di 456mila unità alla fine del 2024 rispetto al 2021, se poi si considera anche la domanda di sostituzione, stimata per oltre 1,4 milioni nel triennio, il fabbisogno occupazionale previsto si avvicina a 1,9 milioni per gli anni 2022-2024.