Crediti sotto stress ma si può evitare la crisi

11/01/2021 Autore: Redazione ANRA

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Secondo il report di fine anno di PwC sulle Non-Performing Exposure il sistema finanziario ha le spalle sufficientemente forti per resistere all’ondata di crediti insoluti che si manifesterà nel 2021. A sostegno va però considerata una forte attività di supporto alle imprese da parte delle società di gestione del risparmio.

C’è agitazione nel mare del mercato del credito per le conseguenze economiche del Covid-19, ma le prospettive possono essere meno negative grazie a migliori strumenti nelle mani degli enti finanziari e alle iniziative per il sostegno alle imprese. Il peggioramento generale della qualità del credito e il conseguente incremento degli NPE (Non-Performing Exposure), l’incertezza relativa alla ripresa del PIL, la necessità per le istituzioni finanziarie di creare sistemi di valutazione del merito creditizio più rigorosi, in particolare per valutare se e quanto concedere nuovamente credito a soggetti in stato di difficoltà finanziaria, sono sicuramente tra le conseguenze dell’attuale crisi.
Il sistema bancario italiano, dopo gli importanti risultati ottenuti negli scorsi anni nel recupero delle esposizioni, è ora posto di fronte alla fondamentale sfida rappresentata dal deterioramento della qualità del credito causata dal Covid-19. Alcune considerazioni in previsione del nuovo anno sono raccolte nell’edizione di dicembre 2020 del report di PwCThe Calm before the Storm” sulle Non-performing exposure.

Un sistema bancario più forte
Il report rileva che pur essendoci alcuni aspetti comuni alla crisi del 2008, le banche e l’industria del servicing sono oggi più attente e attrezzate per affrontare i nuovi inflow di crediti deteriorati che certamente si verificheranno.
Rispetto alla punta massima di cinque anni fa, i volumi lordi di NPE si sono ridotti di oltre il 60% e sono passati da 341 miliardi di euro del 2015 a 130 miliardi nella prima metà del 2020. Nonostante ciò, l’attuale pandemia avrà sicuramente un impatto significativo su questo trend: il mercato si aspetta tra i 60 e i 100 miliardi di euro di nuovi inflow di NPE nei prossimi 24 mesi e - al netto di fattori mitiganti quali ad esempio i ritorni in bonis e gli aiuti statali - inflow netti compresi tra i 50 e i 70 miliardi.
Pier Paolo Masenza, Financial Services Leader di PwC, parte dalla considerazione che le politiche europee degli ultimi anni hanno rafforzato il sistema finanziario rendendolo più resiliente, e che il mercato ha numerosi e nuovi operatori già attivi e pronti ad assorbire la prossima ondata di NPE, “in ogni caso sarà importante trovare soluzioni sistematiche per permettere a banche, investitori e imprese di far ripartire l’economia nazionale. In questo senso si stanno muovendo le iniziative di numerosi enti finanziatori che hanno in rampa di lancio fondi pronti a sostenere e a ristrutturare i crediti delle imprese classificate come UtP (unlikely to pay)”.

E' richiesto un sostegno per il territorio 
Il momento critico si manifesterà quando le nuove misure d’emergenza adottate a livello nazionale e europeo per sostenere le imprese cesseranno i propri effetti ma saranno ancora evidenti gli impatti del blocco delle attività determinato dai lockdown: sarà allora necessario ricorrere alla ridefinizione dei rapporti e alla riclassificazione di una parte dei crediti a UtP.
Oltre a istituire una moratoria sui crediti al fine di “congelare” i portafogli in bonis ed evitare nuovi inflow di NPE nel brevissimo termine, gli interventi del Governo danno la possibilità alle banche di usufruire, a determinate condizioni, di un credito di imposta su operazioni di cessione di NPE al fine di incentivare nuove cessioni.
L’auspicio di PwC è che, contando su un sistema finanziario che negli ultimi anni si è “rafforzato” e che deve essere nel complesso più “preparato” - l’industria degli NPE sia nel 2021 protagonista nella gestione dei nuovi flussi e nel supportare dove possibile il tessuto economico e sociale del Paese.