Continuano a peggiorare i consumi
24/02/2021 Autore: Redazione ANRA
L’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi in ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese - EY registra ancora un forte calo dei consumi a gennaio.
Più i mesi passano più peggiora la situazione del commercio, che pare accumulare perdite invece di riprendersi. Alle restrizioni per la pandemia continuate in questi mesi si aggiunge un livello di pessimismo crescente tra operatori e consumatori, sempre più preoccupati per il proprio futuro lavorativo, e si fanno sentire anche gli effetti di chi già ha visto ridurre o interrompersi le entrate.
Lo scenario disegnato dall’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e "non food", elaborato da Confimprese-EY, segnala indici fortemente in rosso in tutta Italia.
Il mese di gennaio chiude in flessione a -58,4% su gennaio 2020, la seconda peggiore performance dopo lo scorso novembre (-66,7%) e a parte i tre mesi di lockdown che hanno determinato perdite fino al 90%. Male anche il benchmark del totale mercato 2020, con un trend negativo di -44,2% del periodo febbraio 2020 – gennaio 2021 rispetto ai 12 mesi precedenti.
Secondo i dati dell’Osservatorio permanente Confimprese-EY sui consumi di mercato, nel mese di gennaio la situazione del retail appare sempre più drammatica, senza alcun segnale di miglioramento sul 2020. Le cause che hanno maggiormente inciso sui comparti analizzati sono la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana (giunta al terzo mese), le chiusure di bar e ristoranti alle ore 18 e l’Italia ancora divisa in zone rosse e arancioni, oltre a un diffuso pessimismo di imprese e consumatori.
L’attesa era per i saldi invernali, che avrebbero potuto compensare gli scarsi risultati del periodo natalizio, ma neppure questi sono riusciti a controbilanciare l’andamento negativo dei consumi e i negozi si trovano ora con stock in eccedenza e tutte le forniture della stagione invernale da pagare, una situazione che rischia di avere un impatto rilevante su tutta la filiera.
Più nel dettaglio, la crisi della ristorazione tocca punte registrate solo durante il primo lockdown e chiude a -71,4%; peggiorano anche i dati di abbigliamento (-59,7%) e non food (-27,7%), mentre il settore dei viaggi si conferma maglia nera a -73,8% e con scarse probabilità di ripresa per lo meno nel medio termine, peggiorate dal proseguimento delle chiusure degli impianti di sci.
A livello di canali di vendita, i centri commerciali e gli outlet, colpiti dalle chiusure dei fine settimana, perdono il 65,3%, mentre le vie dello shopping dei centri storici segnano una flessione del 47,8%, dopo che a dicembre avevano in parte beneficiato dello spostamento dei consumatori conseguente alla chiusura dei centri commerciali nel fine settimana.
Confronto anno su anno
Essendo a febbraio, è possibile fare un confronto tra i risultati dell’anno di pandemia che si compie in queste settimane (febbraio 2020 – gennaio 2021) e lo stesso periodo 2019-2020. Secondo i dati dell’Osservatorio Confimprese-EY, negli ultimi 12 mesi il totale mercato lascia sul terreno il 44,2% dei fatturati -registrati nell’analogo periodo precedente (febbraio 2019 - gennaio 2020), che era stato comunque già caratterizzato da un ristagno dei consumi. Nello spaccato merceologico, è sempre la ristorazione a pagare il prezzo peggiore (-53%), seguita da abbigliamento (-44,1%) e dal “non food” (-28,8%).
Rispetto ai canali di vendita, nel confronto tra sui 12 mesi le perdite totali febbraio 2020 – gennaio 2021 sono pari al 44,2% mesi, con centri commerciali e outlet a -47,3% e le “high street” a -40,7%, più contenute le perdite solo nei mesi di agosto e settembre, quando si è segnato un calo di circa il 20%.
La crisi a livello territoriale
Il confronto mensile su base territoriale dei settori analizzati vede la flessione maggiore nel Nord-est (Emilia-Romagna e Triveneto) con -63,6%, poi il Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) con -59,4%, l’area del Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta) a-57%, e infine il Centro Italia (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna) con -54,7%.
Focalizzando sulle città, emerge la grave crisi in cui versano i centri a vocazione turistica: anche se a gennaio la peggiore è risultata Palermo (-78,3%), Venezia (-75,3% a gennaio) e Firenze (-57,2%) sono quelle che più hanno sofferto negli ultimi 12 mesi (Firenze – 56% e Venezia -53,6%), ma in genere sono tutte le grandi città a registrare i risultati peggiori (a gennaio Genova -69,4%, Bologna -64,4%, Roma -56,7%, Milano -54%, Napoli -50,9%).