Incertezza e rischio, il cuore della suspense

08/04/2022 Autore: Giovanni Favero e Marianna Bruni

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Giovanni Favero e Marianna Bruni (socia ANRA under30) dialogano con Jacopo De Michelis, autore de La stazione, un giallo da poco in libreria che sta riscuotendo l’interesse del pubblico e della critica. Obiettivo del colloquio è approfondire il tema del rischio da un altro punto di vista

L’idea di portare qualche novità editoriale nel nostro magazine è stata discussa e concordata in redazione. Così, in ogni numero ci riserveremo uno spazio per dialogare su temi di risk management con un outsider autorevole.
L’esordio dell’iniziativa è riservato a Jacopo De Michelis, editore di riferimento del mercato – la sua famiglia detiene il Gruppo Marsilio – e scrittore di successo. La stazione è il best seller uscito a inizio anno che la stampa nazionale ha definito il miglior noir degli ultimi vent’anni.

La stazione è molto più di un giallo e contiene al suo interno contemporaneamente diverse storie. Pericolo e incertezza, quanto pesano nell’ispirazione dell’autore?
L’incertezza è il cuore della suspense su cui questo tipo di narrativa è costruita, guidando il lettore attraverso la vicenda. Come si costruisce questa incertezza? Da una parte con il pericolo, infatti pericoli e minacce abbondano intorno a tutti i principali personaggi nel corso di tutto il romanzo; dall’altra con segreti e misteri la cui soluzione viene sadicamente rimandata dall’autore spingendo il lettore ad arrivare fino in fondo per scoprire cosa si nasconda dietro a tutto quanto.

Riccardo Mezzanotte, il poliziotto protagonista del racconto, si trova a essere Risk Manager in diverse situazioni: è protagonista e testimone di una delicata indagine interna mentre deve inseguire un potenziale serial killer e gestire gli eventi quotidiani di una stazione di polizia ferroviaria. Qual è il suo approccio al rischio?

Io temo che Riccardo Mezzanotte sarebbe un pessimo Risk Manager. È figlio di un leggendario poliziotto della storia milanese, ha un talento come sbirro ma è molto impulsivo, spesso irragionevole, e tende a cacciarsi in situazioni di pericolo a volte in maniera non molto meditata.

Intelligenza emotiva in azione, quindi.
In effetti nel romanzo emerge questo aspetto, soprattutto in certe liti che intercorrono tra Riccardo Mezzanotte e il commissario a capo del posto di polizia della Stazione Centrale. Per esempio, discutono spesso se sia meglio che gli agenti pattuglino la stazione per garantire la sicurezza dei passeggeri in borghese o in uniforme. Ovviamente Mezzanotte bada di più al sodo e meno all’apparenza e alla politica e ritiene che gli agenti in borghese abbiano più chance di scovare e catturare i vari malfattori che frequentano la stazione. Al contrario, il suo superiore preferisce l’uniforme per rendere i poliziotti più visibili e dare un senso di sicurezza - chissà se apparente o sostanziale - svolgendo, secondo lui, un’azione dissuasiva.

In effetti è molto bella questa contrapposizione fra i due personaggi, perché rivela un approccio al rischio meditato dagli anni di professione ...
A Mezzanotte capita spesso di riflettere sulla contrapposizione fra la sostanza e l’apparenza. Lui bada molto alla sostanza e poco ai metodi ed è insofferente ai regolamenti e alle gerarchie. Nota, invece, che i suoi superiori, funzionari che stanno dietro alla scrivania e non sulla strada, sono molto più interessati all’apparenza. Spesso prendono decisioni non basate sul risultato concreto ma sull’effetto che possono avere sull’opinione pubblica.



Il magazine 7 del Corriere della Sera ti ha dedicato la copertina e ti indica, dopo Eco (Il nome della rosa) e Faletti (Io uccido), come l’autore che imprime una svolta storica al genere: una bella responsabilità. Come si pianifica la gestione di un ruolo così importante?
Il libro è uscito da poco più di due settimane e devo ancora abituarmi del tutto all’idea di essere considerato uno scrittore. Sono molto lusingato, ovviamente, che ci sia un critico importante che scriva queste cose di me. Non si pianifica una cosa del genere perché è imprevedibile e sorprendente, e perciò non programmabile.

Però tu pianifichi la scrittura, perché La stazione è il risultato di otto anni di lavoro ...
Non si è trattato di una vera e propria pianificazione, io sapevo che non sarebbe stato un libro breve e a mano a mano che andavo avanti con la scrittura mi rendevo conto che il lavoro sarebbe stato più impegnativo di quello che immaginavo. E poi c’è stato un lavoro di documentazione importante che ha richiesto del tempo.

La tua particolarità sta nel fatto che, oltre a essere uno scrittore, sei anche editore per la Marsilio Editori, la tua storica azienda di famiglia.
Rimanendo in tema di minacce e opportunità: come sono stati gli ultimi due anni per il vostro settore e quali sono le prospettive per il nuovo anno?

Noi dell’editoria siamo in una strana situazione. La pandemia ha senza dubbio creato problemi ma appena passati i primissimi mesi del lockdown, quando anche le librerie erano chiuse e non uscivano nuovi libri, il mercato editoriale ha ripreso subito a lavorare e, sotto certi aspetti, è andato meglio di prima. Non c’è stata una sostanziale crescita di lettori, direi piuttosto che i lettori hanno letto di più.

Versioni digitali e audiolibri come sono andati?
L’audiolibro si sta pian piano affermando sempre di più. Per quanto riguarda gli e-book, ormai occupano una quota abbastanza stabile nel mercato e non hanno, come qualcuno temeva anni fa, fatto passare di moda il libro cartaceo, che anzi sopravvive ancora egregiamente. Quello che ha avuto un impressionante impulso, fatto non del tutto positivo, è stata la crescita degli store online, che hanno mandato in crisi non solo i librai indipendenti ma anche le grandi catene.

Bio
Jacopo De Michelis è nato a Milano nel 1968 e vive a Venezia, dove lavora come editor presso Marsilio Editori. È stato traduttore, curatore di antologie, consulente editoriale e docente di narratologia alla NABA di Milano. La stazione è il suo primo romanzo, pubblicato da Giunti.

La stazione - Sinossi
Milano, aprile 2003. Riccardo Mezzanotte ha appena preso servizio nella sezione di polizia ferroviaria della Stazione Centrale. Insofferente a gerarchie e regolamenti e con un’innata propensione a cacciarsi nei guai, comincia a indagare su un caso: qualcuno sta disseminando in giro per la stazione dei cadaveri di animali orrendamente mutilati.
Laura Cordero ha vent’anni, è bella e ricca, e nasconde un segreto. Ha iniziato da poco a fare volontariato in un centro di assistenza per gli emarginati che frequentano la Centrale, e anche lei è in cerca di qualcuno.
Nel corso delle rispettive ricerche le loro strade si incrociano. Su tutto domina la mole immensa della stazione. Quanti segreti aleggiano nei suoi labirintici sotterranei? Per svelarli Mezzanotte dovrà calarsi nelle viscere buie della Centrale. Al suo ritorno in superficie, non gli sarà più possibile guardare il mondo con gli stessi occhi e capirà che il peggio deve ancora venire.

Giovanni Favero
direttore di www.anra.it

Marianna Bruni
socia ANRA

Fonte: RM News n.79 - Febbraio 2022