Showbiz e mega eventi, un rischio complesso
09/01/2023
A colloquio con Jimmy Pallas, Event Director da quarant’anni, creatore di grandi situazioni iconiche in tutto il mondo. Anche in questo settore il rischio può essere controllato gestendo al meglio la fase di pianificazione, in collaborazione con il cliente, gli enti ospitanti e gli assicuratori
I miei coetanei ricorderanno certamente il concerto di Bruce Springsteen a San Siro: correva l’anno 1985, il Boss suonò per quasi quattro ore con ottantamila spettatori presenti, accompagnato prima e dopo da una pioggia battente, eppure tutti lo ricordiamo senza dubbio come uno dei più grandi eventi rock mai avvenuti in Italia.
Un giovane Jimmy Pallas era già allora il pro rep e coordinatore locale dello straordinario evento.
“Lo ricordo benissimo, piove sempre con Bruce – sorride Jimmy -, anche nel 2003 dovetti organizzare un’azione di salvataggio da allagamento nei box sotterranei dello stadio, nessuno si accorse di nulla … Bruce continuò senza alcun tentennamento il suo live perfetto”.
Sin dalla fine degli anni ’70, Pallas ha fatto da produttore, regista e coordinatore di migliaia di eventi in tutto il mondo.
Dal rock agli eventi di presentazione epocali di grandi corporation, gestendo nello stesso modo sia budget piccoli che da capogiro, con aspettative altissime dei committenti e degli spettatori.
Qual è la ricetta per creare un mega evento perfetto?
“La preparazione, deve essere maniacale. Il vero rischio lo si corre principalmente il giorno dell’accettazione dell’incarico: ci devono essere i tempi necessari all’organizzazione e i budget utili per realizzare sia la magia nel wow factor che l’esecuzione che hai promesso. Ogni situazione ha peculiarità tali rispetto alle quali chi coordina e assume la responsabilità ultima deve creare la squadra giusta, assegnando piani di lavoro ultra dettagliati. È importante che ogni singolo membro dello staff e tecnico in ciascun livello gerarchico conosca alla perfezione ciò che gli è richiesto ma abbia altrettanta consapevolezza di quanto contemporaneamente faranno gli altri. Per avere l’attitudine necessaria si deve ricorrere al miglior personale disponibile in quel momento e in quella location, possibilmente personale esperto con compensi non sempre gratificanti ma di sicuro con anticipi generosi”.
Però direi che anche con l’impostazione perfetta la quantità di rischi insopprimibili è molto più alta rispetto a tante attività industriali o di servizi maggiormente pianificabili...
“È vero, però oggi abbiamo strumenti raffinati, a partire dalle tecnologie utilizzate sul luogo dell’evento fino agli strumenti predittivi del meteo. Ricordo un evento alle Hawaii dove, convincendo il committente ad anticipare di mezzora l’orario d’inizio di un evento, ci risparmiammo uno scroscio d’acqua imponente, chiudendo l’ultima parte della performance al chiuso con un meraviglioso arcobaleno come sfondo”.
Per esemplificare: da risk manager ti senti più a tuo agio quando lavori in Italia o negli Stati Uniti?
“In entrambi i casi bisogna interagire con trasparenza e professionalità con i soggetti decisivi in fase di autorizzazione dell’evento.
In Italia la fattibilità è legata alle autorizzazioni degli enti preposti, che sono oggi molto competenti e rigorosi. Se il piano preparatorio è condiviso e ben illustrato, allora il processo autorizzativo definisce per sua natura l’imponderabile: non si deve sbagliare su ciò che era pianificabile e su cui si è preso un preciso impegno. La fase burocratica di ottenimento del permesso, se vissuta con proattività e collaborazione, coincide con la fase di risk management.
Negli Usa lo showbiz è sempre assicurato e la fattibilità di un progetto è legata all’assicurabilità del rischio da parte di assicuratori molto specialisti, che divengono partner professionali in fase di progettazione”.
Quindi anche gli effetti speciali più incredibili si possono realizzare in sicurezza e si possono assicurare?
“La pirotecnica al chiuso, se realizzata con professionisti eccelsi, spesso stranieri, si controlla perfettamente. Penso ai concerti degli AC/DC di cui mi sono occupato. Così come il montaggio di mega screen a Dubai (ndr: il più grande misurava 126 metri di larghezza con oltre 270 tonnellate di tecnologie appese) in occasione di una convention di una corporation globale”.
Hai fatto un cenno all’importanza delle assicurazioni, qual è il tuo rapporto con il settore?
“Essenziale è la certezza del diritto. Nel mio team il giorno dell’evento – parlando ovviamente solo di mega contratti – nel gruppo di professionisti coinvolti a garantire la buona esecuzione inserisco sempre un notaio, affinché possa certificare le eventuali anomalie occorse e le eventuali cause di cancellazione o circostanze anomale quantificabili, ad esempio i millimetri di acqua piovana caduti. Il patto deve essere certo, il rischio trasferibile e misurabile. Mi piacerebbe che anche nei mercati europei gli assicuratori assumessero una maggiore partecipazione ai processi di risk management come negli Usa: si diffonderebbero le assicurazioni degli eventi e migliorerebbero premi e condizioni”.
Qual è il rischio che più ti impensierisce?
“Sinceramente, rispondo l’intangible asset della magia dell’evento. Un rischio inassicurabile che non si riconduce a specifici eventi avversi o inadempienze. Lo stakeholder, che sia cliente o spettatore, deve percepire l’unicum che si attendeva, in questo caso l’event producer non solo ha gestito bene il rischio ma è consapevole e gratificato di fare uno dei più pazzeschi e affascinanti mestieri al mondo”.
Giovanni Favero
Direttore responsabile RM News
Fonte: RM News n. 84 - Dicembre 2022